Necropoli ipogea Mesu 'e Montes

La necropoli ipogeica di Mesu 'e Montes è un sito archeologico situato in comune di Ossiprovincia di Sassari, da cui dista circa 10 km. Il complesso è scavato su un costone calcareo alle pendici meridionali del monte Mamas, prospiciente il monte Mannu, in una posizione particolarmente elevata (circa 430 m s.l.m.) che permette un ampio dominio della valle sottostante.

La prima segnalazione della necropoli si deve all'archeologo Ercole Contu che tra il 1968 e il 1969 individuò diciassette domus de janas; rilevato l'estremo interesse scientifico della scoperta, lo studioso, in quanto soprintendente reggente, richiese ed ottenne l'immediata imposizione del vincolo archeologico nella zona interessata. Il sito fu poi scavato nel 1985 da Giovanni Maria Demartis e Vanna Canalis.

La necropoli comprende 18 domus de janas, tutte pluricellulari (in due di esse si contano sino a 12 vani), riccamente adornate da lesene, pannelli, false porteprotomi taurine, chevron e altri motivi spiraliformi o a denti di lupo. Sette tombe riproducono con estrema efficacia le particolarità strutturali delle abitazioni prenuragiche: tetti a singola o doppia falda, orizzontale o spiovente, con o senza travi centrali e travetti laterali, sorretti o meno da pilastri, tutti scolpiti nella roccia. Una domus risulta modificata in età nuragica con l'aggiunta del "prospetto architettonico", ovvero con la caratteristica stele delle tombe dei giganti, in questo caso realizzata su un fronte di roccia di 4 metri per 4 di altezza che riproduce la stele centinata al centro delle ali dell'esedra.

 
La domus de janas con prospetto architettonico, che riproduce la stele delle tombe di giganti.

La necropoli copre un arco cronologico compreso tra il Neolitico finale e il Bronzo medio.

Abbazia di Nostra Signora di Paulis, Ittiri

L'Abbazia di Nostra Signora di Paulis (de Padule, in Padulibus o Paludibus) sorge lungo la strada che da Uri porta ad Ittiri.  Apparteneva all'antico villaggio di Paulis e venne Edificata dai monaci cistercensi, secondo lo stile romanico cistercense e su modello della Nostra Signora di Corte di Sindia, grazie ad un lascito nel 1205 di Comita II di Torres.

In epoca giudicale fu un’importante abbazia della diocesi di Torres abitata dai monaci fino a buona parte del Trecento. Dopo il suo abbandono, nel Quattrocento, il complesso inizio a decadere e continuò comunque ad essere  insediato da eremiti. Il complesso monastico si trasformò a fine Seicento in chiesa campestre amministrata dalla parrocchia di Uri che, ancora oggi, ne detiene la giurisdizione.

Attualmente si conservano solo alcune arcate e resti di muro della chiesa mentre del monastero non resta praticamente traccia. Negli ultimi anni l’area è  stata oggetto di un progetto di scavi e di restauro.

 
 

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